Quando si discute del valore dell’oro posseduto dal Vaticano, emergono spesso miti e cifre sorprendenti, ma le fonti ufficiali e indipendenti concordano su un dato fondamentale: la quantità di oro fisicamente detenuto dallo Stato della Città del Vaticano è molto più modesta di quanto si creda comunemente. Secondo il bilancio 2022 dello IOR (Istituto per le Opere di Religione), il cosiddetto “banca vaticana”, il Vaticano possiede circa 31.000 euro di oro e circa 10.000 euro di valore in medaglie e monete d’oro. Queste cifre sono nettamente inferiori rispetto alle fantasiose tesi che circolano da decenni su possedimenti astronomici di oro da parte della Santa Sede. Nonostante la presenza di molte opere d’arte di valore inestimabile e una notevole ricchezza patrimoniale derivante da immobili e investimenti, il tesoro aureo direttamente disponibile è esiguo rispetto agli standard delle grandi banche centrali.
Le reali disponibilità auree del Vaticano
A differenza di istituzioni statali come la Banca d’Italia o la Federal Reserve americana, che detengono tonnellate di oro nei propri caveau, il Vaticano non ha mai voluto caratterizzarsi come un grande accumulatore di oro fisico. Secondo i dati ufficiali disponibili, le riserve dichiarate sono per lo più simboliche, principalmente detenute tramite lo IOR sotto forma di monete, lingotti e medaglie commemorative realizzate in occasioni speciali. Il valore complessivo, quindi, si aggira attorno ai 41.000 euro, cifra attuale basata sui prezzi medi di mercato dell’oro e sulle valutazioni ufficiali rese pubbliche dal Vaticano stesso per motivi di trasparenza amministrativa. Questi valori sono ben lontani dai milioni o miliardi di euro spesso menzionati nella narrazione comune.
Nonostante il Vaticano abbia emesso e continui a emettere monete d’oro commemorative, la quantità di metallo prezioso utilizzata è modesta. Le tirature delle monete d’oro sono estremamente limitate e indirizzate principalmente ai collezionisti e agli investitori, e il loro valore numismatico è spesso superiore al contenuto di oro fisico.
Monete d’oro vaticane: storia e valore
La lunga tradizione numismatica vaticana prevede la coniazione di monete d’oro sia nel periodo della lira vaticana sia successivamente con l’introduzione dell’euro. In tempi recenti, sono state emesse monete dal valore nominale crescente: Euro 20, Euro 50, Euro 100 e perfino Euro 200. Ogni emissione vanta tirature estremamente basse—si parla, per esempio, di 499 esemplari per la moneta da 200 euro—e ogni moneta contiene una quantità di oro che raramente supera i 40 grammi per pezzo. Le monete vaticane sono apprezzate principalemente per la loro rarità e la bellezza artistica, diventando spesso oggetti da collezione ricercati più per la loro storia che per il contenuto aureo effettivo.
Da ciò si deduce che anche sommando tutto il contenuto aureo di queste emissioni speciali, il valore totale rimane marginale rispetto alle riserve di una banca centrale o agli standard di un grande investitore aurifero. Il valore di collezione, invece, può raggiungere cifre più alte, ma si tratta in ogni caso di un mercato secondario e non della ricchezza “liquida” e immediatamente convertibile dell’oro fisico.
Miti, leggende e trasparenza finanziaria
È ormai diffusa la leggenda secondo cui il Vaticano possiederebbe due terzi di tutto l’oro mondiale, un mito privo di fondamento storico e finanziario e già ampiamente smentito dagli storici e dagli esperti di finanza internazionale. L’origine di tali dicerie è da ricercarsi sia nel fascino che la ricchezza vaticana esercita sull’immaginazione popolare, sia nel valore culturale e artistico del patrimonio dei musei vaticani, spesso scambiato impropriamente per ricchezza monetizzabile o trasferibile in denaro contante.
Dal punto di vista del bilancio, lo IOR negli ultimi anni ha adottato una politica di trasparenza che permette di verificare con un certo dettaglio non solo le voci relative alle riserve di oro fisico, ma anche quelle relative a immobili, opere d’arte e investimenti finanziari. Non va trascurato che spesso i bilanci vaticani presentano saldi negativi o molto modesti, segnalando una gestione attenta piuttosto che una ricerca di accumulo indiscriminato. Ciò conferma che il vero patrimonio vaticano consiste prevalentemente in una combinazione di beni immobiliari, museali e artistici, non in ingenti riserve di oro.
Il contesto delle ricchezze vaticane
Quando si analizzano le ricchezze del Vaticano, conviene dunque distinguere tra la ricchezza aurea – che abbiamo visto essere molto limitata – e l’immenso patrimonio storico, culturale e artistico della Santa Sede, che include capolavori di valore inestimabile come la Cappella Sistina, centinaia di quadri e sculture, e il patrimonio immobiliare sparso in tutto il mondo. Tuttavia, questo capitale non può essere assimilato al denaro contante o alle riserve auree e non è mobilizzabile come risorsa finanziaria in tempi rapidi o per far fronte a eventuali crisi di liquidità.
Nel confronto con altri Stati, il Vaticano non entra nemmeno nella classifica dei maggiori detentori di oro del mondo, dominata da Paesi come Stati Uniti, Germania, Italia e Francia che detengono complessivamente migliaia di tonnellate di lingotti auriferi nei loro caveau. Alla luce di questo scenario, la domanda “quanto vale tutto l’oro del Vaticano in euro?” riceve una risposta concreta e che, come suggerisce chi ha analizzato la questione con rigore, “lascia senza parole” proprio per la sua modestia: 41.000 euro secondo gli ultimi dati pubblici.
Occorre infine sottolineare che l’approccio del Vaticano verso l’oro si è mantenuto costante negli anni: le scelte patrimoniali puntano alla stabilità e alla conservazione del patrimonio culturale, piuttosto che all’accumulazione di riserve speculative in oro fisico, a differenza di molte potenze laiche. Il vero valore su cui si fonda il tesoro del Vaticano resta, dunque, quello culturale e simbolico.